Le origini del dolce dalle mille varianti.
Grandi come i cookies o piccoli come i baci di dami, croccanti come i cantucci oppure morbidi come quelli alla pasta di mandorle, semplici come i crumiri o farciti come gli Spitzbuben, dolci oppure salati. Insomma, esistono infinite varietà di biscotti ognuna delle quali può regalare momenti di puro piacere.
Come per molti altri prodotti enogastronomici, anche l’origine dei biscotti si perde negli antichi miti, nello specifico in quello degli Argonauti. Giasone, prima di salpare alla ricerca del vello d’oro, ordinò a un cuoco di confezionare del pane da portare nella lunga spedizione. Tuttavia, dopo l’ultima infornata, il cuoco si addormentò e al suo risveglio trovò il pane ridotto di volume, leggero e secco. Giasone decise comunque di caricare questo pane sull’Argo, il quale rimase croccante e non ammuffì. Nacque così, secondo la leggenda, il primo biscotto.
L’etimo della parola “biscotto” deriva da latino biscoctus, che significa “cotto due volte”. In origine i biscotti, chiamati panis biscoctus, erano tozzi di pane che venivano cotti due volte per eliminarne l’umidità e aumentarne i tempi di conservazione. Per questa ragione, apprezzati fin dagli antichi Egizi, Greci e Romani, i biscotti erano, come il mito degli Argonauti insegna, consumati da viaggiatori e soldati.
Nel XIV secolo i biscotti cotti due volte, sia salati sia dolci, erano ancora la tipologia più diffusa nell’Europa dell’epoca anche se, grazie alle nuove tecnologie, cominciarono a comparire nuove varietà. Una fra tutti i wafer, realizzati con una pastella cotta sul fuoco e modellata quando ancora calda. Questi biscotti erano gustati a fine pasto come digestivo, diventando un semplice spuntino e perdendo quella funzione più pratica, ovvero la lunga conservazione.
La storia dei biscotti mutò radicalmente nel corso del 1600 con la nascita delle prime colonie. Lo zucchero fino ad allora era un bene accessibile a una fascia estremamente ridotta della popolazione, ma con l’avvento del colonialismo la sua produzione aumentò, il prezzo crollò e, di conseguenza, crebbe il numero di persone che potevano acquistarlo: cominciarono a essere confezionati torte e biscotti di ogni tipo. A questo contribuirono anche le migliorie apportate alle tecniche di cotture e agli utensili culinari, così come le mode e le tendenze dell’epoca, ad esempio quelle dettate dalla cucina francese.
Fino al XVIII secolo i biscotti erano mangiati a fine pasto, ma con l’arrivo in Europa di nuove bevande provenienti dall’America e dall’Asia, cambiò il momento della giornata in cui venivano gustati. Il consumo di cioccolata, caffè e tè, soprattutto presso l’alta borghesia e la nobiltà, fece sì che i biscotti diventassero parte integrante di nuovi rituali, come, ad esempio, quello del tè pomeridiano.
Con l’avvento della Rivoluzione industriale, i biscotti iniziarono a essere prodotti su larga scala divenendo un prodotto sempre più alla portata di tutti e sul mercato iniziarono a comparire i primi grandi marchi, alcuni dei quali giunti fino a noi.